Inserto economico di 
 

Monti e "l'ebbrezza della flessibilità" secondo Cristiano Ventricelli

Il posto fisso è monotono, scordatevelo. Dove? In Italia? Dove ormai l’ambizione dei giovani non è più quella di fare i calciatori o le veline ma di diventare dipendenti pubblici in modo da essere sicuri di potersi girare i pollici tutto il santo giorno (so che non sono tutti così, per fortuna) senza timore di essere spediti a casa? Dove senza fideiussione sulle case di tutto il tuo albero genealogico le banche non prestano neanche la penna per compilare i moduli? Dove l’unico modo per veder aumentare il tuo stipendio, che ormai ha l’andamento di un elettrocardiogramma piatto, è di ottenere degli scatti di anzianità (se sei bravo nel tuo lavoro non gliene frega niente a nessuno)? Dove se vieni licenziato a 50 anni, anche se hai inventato la cura contro l’AIDS, sei automaticamente fuori dal mercato del lavoro? Dove dopo esserti laureato con 110 e lode, aver fatto un master all’estero che ti è costato almeno 20.000 euro ed esserti preso un Phd in una delle più prestigiose università internazionali arrivi al colloquio di lavoro e dopo che il tuo CV è stato letto per neanche due minuti ti senti rispondere che sei troppo qualificato? Dove i datori di lavoro farebbero i salti mortali per farti lavorare in nero per non doverti pagare quello straccio di pensione che (forse) potrai goderti alla tenera età di 85 anni?

 Mario Monti ha finalmente dato prova di avere una personalità (mi viene da sorridere pensando a Crozza che lo imita fingendosi un robot), tuttavia questa sua uscita, sebbene faccia parte di un più ampio discorso, mi è parsa fuori luogo. E’ indubbio che questo governo stia fortemente tentando di rimettere l’Italia in carreggiata e sia intenzionato ad eliminare le pecche che da sempre contraddistinguono il nostro paese per inefficienza e sprechi. Allo stesso tempo, però, è necessario sottolineare come Monti e la sua squadra, benché abbiano messo a segno dei colpi epocali come la riforma delle pensioni, non vengono da Hogwarts e non sono in possesso di magici poteri. Rendere l’Italia un paese flessibile è fantascienza, persino Chuck Norris getterebbe la spugna. Con questo non voglio assolutamente dire che siamo destinati all’immobilismo da qui alla fine dei tempi, tuttavia il nostro paese è connotato da distorsioni di proporzioni bibliche che hanno a che fare con il nostro modo di pensare, con la nostra cultura, con il modo in cui siamo stati cresciuti ed educati. La predilezione per la “via più comoda” non si elimina con un decreto. Non esistono riforme in grado di convincere un evasore totale che il danno che egli infligge al paese ha l’effetto di un boomerang. Nessun commerciante smetterà di pagare il pizzo perchè la pena per questo tipo di reato è stata inasprita. Non ci sono manovre che impediscano all’idiota di turno di sedere nel cda di una importante società, cosi come ad un salumiere di fare pratica nelle sale operatorie di un ospedale. Gli strumenti della politica sono efficaci sui bilanci, sui codici, sulle fatture.

 Qui però non c’entrano i numeri, qui si ha a che fare con l’irrazionalità del comportamento umano, argomento che per la sua bellezza e complessità meriterebbe di essere trattato in un apposito blog. Il governo Monti apporterà sicuramente delle migliorie essenziali per far tornare l’Italia protagonista al centro dell’Unione Europea, ma con un lasso di tempo cosi limitato (2013) e un consenso che poggia su di un equilibrio precario è davvero improbabile che l’obiettivo flessibilità possa affondare le sue radici nell’inospitale terreno degli “espedienti”. Perciò Monti deve misurare attentamente le sue parole e non lanciarsi in proclami più grandi di ciò che può realmente realizzare. Il lavoro non è un argomento sul quale è bene speculare. I giovani come me danno ormai per scontata la via della fuga per inseguire opportunità di carriera e soprattutto gratificazione personale. Non si tratta dei soldi o del prestigio. Coloro che vogliono dedicare la vita alla ricerca (fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga”) non ambiscono a super bonus o posizioni di spicco, basterebbe non avere quella spada di Damocle sulla testa chiamata “precarietà”. La precarietà porta all’incertezza, l’incertezza porta all’irrazionalità, l’irrazionalità porta all’errore. La sicurezza del lavoro consente di pianificare a lungo termine, cosa sarebbe la nostra vita se non avessimo la possibilità di ragionare su eventi futuri ai quali attribuiamo una certa probabilità di accadere? Gli Stati Uniti pre-crisi erano la quintessenza della flessibilità, un ambiente in cui avevi il controllo di te stesso senza percepire dietro di te l’ingombrante figura dello Stato (vedi i paesi scandinavi). Ora anche loro convivono con la disoccupazione. La strada è tutta in salita, solo la crescita e la dinamicità possono riportare la flessibilità nell’economia. Se gli Stati Uniti sono passati dall’essere un torrente ad un fiume, l’Italia può essere raffigurata come uno stagno che ora inizia ad smuoversi perché ci stanno tirando dentro i sassolini.

 Questa prospettiva ambientale rende l’idea di come sia difficile sradicare una forma mentis sedentaria e attendista che porta a preoccuparsi solo ed esclusivamente della tutela del microcosmo nel quale si vive. In conclusione, tornando alla frase di Monti, mi preme sottolineare come la sua provocazione abbia avuto come obiettivo quello di iniziare a diffondere una necessità di cambiamento. Questo lo sappiamo, ce ne siamo accorti, abbiamo capito che o si cambia o si sprofonda. Il cambiamento deve però essere bilaterale. Io, italiano,  rinuncio alle tagliatelle della mamma la domenica, alle cene fuori con la fidanzata e alla birra con gli amici. Sono quindi disponibile a spostarmi, sono pronto a cogliere al volo tutte le opportunità che mi si presentano, sono pronto a dare il meglio di me per raggiungere i miei obiettivi. Mi aspetto quindi che lo Stato ponga in essere delle misure mirate alla tutela e al sostegno del lavoratore, non sto parlando di cassa integrazione o di art.18, sto parlando di efficienza. La flessibilità permette la crescita, sia dello Stato che dei cittadini, tuttavia ad oggi non ve ne è traccia. Il posto fisso è noioso ma dà di che mangiare. Al momento non ci sono alternative. In attesa che Chuck Monti smuova le acque con un calcio volante. 


Cristiano Ventricelli
Betta
2/15/2012 09:09:14 pm

La risposta non è se non nella storia. Gli italiani sono nati prima della Stato, che resta tutt'ora "questo-sconosciuto".

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Cristiano Ventricelli
2/15/2012 09:31:46 pm

Ahimè è cosi...c'è anche da dire che lo Stato ha contribuito a disallineare i suoi interessi con quelli dei cittadini (mi riferisco allo Stato inteso come classe politica)

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