Leo Fender contro Leo Fender
Chissà come la prenderà Bruce Springsteen, anticapitalista per definizione, che sempre si fa fotografare assieme alla sua Fender Telecaster. Chissà se si preoccuperà dell’immagine che darà ai suoi amatissimi fan
Per molti versi la “Fender” è simbolo di libertà, musica rock, concerti, ragazzi svaccati sui prati. Sicuramente gli appassionati non associano il marchio al capitalismo, a Wall Street e al consumismo sfrenato del XX secolo, anche se in realtà per una Stratocaster si vanno a spendere minimo 650 €, quindi non è proprio roba per il popolino.
Perché allora la Fender si quota in borsa? Perché perdere l’immagine che ha sempre avuto fin da quando è stata fondata da Leo Fender nel 1946? Di certo quotarsi in borsa non è consuetudine di un’impresa “Rock”!
La risposta è: rinegoziazione del debito e fame di crescita.
Dei 200.000.000 dollari 100.000.000 andranno a coprire il debito dell’impresa. Il resto andrà in spese generali e probabili acquisizioni di altre società.
La Fender ha avuto un calo di utile di 1 700 000 dollari nel 2011, con un debito di 239.600.000 $ per aver acquisito la Kaman Music. La Fender acquisisce poi la Gretsch che è specializzata nelle semiacustiche, la Jackson che è la preferita di chi ama il metal e ora chissà, con i soldi degli investitori magari si mangia pure la Gibson!
Insomma il profitto è sempre l’unico obiettivo dell’essere umano e ancor di più lo è quello delle persone giuridiche. Non importa la filosofia di una persona, in questo caso di una moltitudine di persone, ma ciò che conta è fare soldi. Punto. Forse è vero quel che dissero i Maya, quest’anno ci sarà la fine del mondo, intesa come la conclusione dell’età dell’oro. Perché se non si hanno più ideali, per quanto utopici, e si seguono solo i pezzi di carta verde che ogni giorno valgono sempre meno, tutto è destinato a sgretolarsi.
Luca Esatto