Lettera aperta ai NO TAV
Lo dico subito, nel linguaggio più esplicito di cui sono capace, per evitare fraintendimenti: per quel che può valere il mio parere, sono favorevole alla Tav. Da decenni si parla ( purtroppo niente di più) del treno ad alta velocità che dovrebbe attraversare la Val di Susa. Da qualche anno a questa parte ho sentito pareri favorevoli, favorevolissimi, indecisi, contrari, intransigenti eccetera eccetera. Ognuno ha le sue ragioni, ogni valsusino ha le sue motivazioni, ciascuno è libero di manifestare la propria idea, e la propria eventuale contrarietà all’opera. Sono stati fatti studi sulla fattibilità di questa ferrovia, da enti governativi e da autonome associazioni. Varissimi sono stati i risultati, da chi sostiene l’opera che ritiene innovativa e utile, a chi, come una minoranza della Valle, la considera inutile e dannosa. L’inchiesta dei carabinieri Minotauro riporta la presenza importante della ‘ndrangheta in Piemonte e quindi rivela un implicito interesse dell’organizzazione criminale negli appalti della Tav. Non voglio entrare nel merito delle questioni, ci sono autorevoli giornalisti che se ne occupano da anni. Non so se servirà ad incrementare ed innovare il settore italiano dei trasporti, oppure se sarà utile soltanto a far andare più veloce le scatolette di tonno da Torino a Lione. Quel poco che in questi anni ho capito è che questa è una ferrovia che non si ferma in Francia e nemmeno in Italia. Si tratta di un progetto Europeo ( la maiuscola è volutamente scritta ) che si propone di collegare Lisbona a Kiev, uno dei numerosi corridoi del trasporto europeo. Ho sentito persone dire che il Portogallo si era ritirato dal progetto, e pertanto, la secondo loro logica conclusione, era che dovessimo farlo anche noi.
Non pensavo che gli Stati si imitassero riguardo alle politiche industriali. In Francia i lavori per la ferrovia sono pressoché ultimati, credo che anche al di là delle Alpi ci sia una valle, degli abitanti, favorevoli e contrari, nessuno è ancora morto a causa delle fantomatiche sostanze velenose che si sprigionerebbero dalle montagne “assassine “ attraversate dai tunnel. Il culmine della protesta si è raggiunto nell’estate del 2011, quando sulle montagne vicino alla località di Chiomonte valsusini e non, torinesi e non , giocavano a fare i partigiani. Peccato che questi ultimi primo combattevano meglio, secondo lo facevano contro una dittatura, non contro un treno. Fino alle fine dello scorso anno si sono susseguite manifestazioni, ben poco numerose, a Torino e nella Valle, contro la Tav. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a diversi blitz per bloccare l’inizio dei lavori, e purtroppo al tragico incidente di cui è stato vittima un manifestante, che spero, come credo chiunque, si riprenda al più presto. Sento le persone che protestano parlare di libertà, democrazia. Hanno ragione, forse sono stati poco ascoltati, molto poco considerati dai governi succedutisi in questi anni. Ma quello che questo movimento non capisce è che la Tav è un’opera pubblica, decisa da un legittimo Governo, e votata da un legittimo Parlamento. Lungi da me essere fieri di questo Parlamento, ma così funziona la legge in uno Stato di diritto, e continuare a protestare contro una approvata opera pubblica è davvero singolare. Il Paese è capace di fermarsi per un treno, questa è la verità. Il Governo Monti ha dato la sua risposta, è intenzionato ad avviare l’opera. Questo esecutivo ha saputo eliminare i progetti di opere ed eventi inutili e costosi, lo ha dimostrato rifiutando la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici e togliendo quegli ultimi finanziamenti rimasti al progetto del Ponte sullo Stretto.
Ho sentito cose assurde da parte dei manifestanti, nemmeno fossero davvero in guerra. Facciamo ridere, fanno ridere. Perché non posso fare altro che ridere quando sento che il Procuratore Caselli, che è come parlare di Falcone o Borsellino, viene accusato di essere mafioso. Non voglio credere che la maggior parte degli abitanti della Val Susa si schieri assurdamente, secondo me, contro la Tav, e sono certo che così non è. I leader del movimento No Tav blaterano slogan da cabaret: non ci fermeranno, li bloccheremo. Che tornino sulla terra e che si informino un po’ su come va il mondo, c’è tanto di cui indignarsi, un treno è davvero l’ultima delle ingiustizie. Se l’Italia è un paese serio, la Tav si deve fare. Sempre che non si voglia andare alla Commissione UE a dire che abbiamo cambiato idea, e che i fondi che hanno tenuto in serbo per l’opera da mesi, beh…non ci servono più. A Bruxelles ne saranno contentissimi.
Luca Orfanò