Inserto economico di 
 

Senza FIATo

A Torino, in piazza Cattaneo, nello storico quartiere operaio di Mirafiori, c’è un salone, concessionario di auto Fiat, il più importante della città, meglio noto come Mirafiori Motor Village. In un largo viale, che parte da un lato della piazza e arriva fino ad una vetrata del salone, sono schierati i modelli del Gruppo Fiat. Lancia Musa, Lancia Ypsilon, Alfa Mito, Nuova Panda, Fiat Freemont , 500 L , Lancia Thema eccetera. Si tratta di auto di vario tipo, prodotte ovunque tra Serbia, Polonia, Brasile, Pomigliano, Melfi e Detroit. Nello stabilimento torinese, dopo la Multipla, hanno smesso di produrre automobili, oramai ci lavorano solo quelli addetti alla manutenzione degli impianti, gli operai per la maggior parte sono a casa in cassa integrazione, se non si sono già suicidati. Non vorrei parlare di numeri, le statistiche esistono apposta, e chi sa leggere non avrà difficoltà a notare che le vendite di automobili Fiat in Italia e in Europa sono andate scendendo, gli unici dati positivi arrivano da Oltreoceano, dove giusto a febbraio le vendite del gruppo sono aumentate ben del 40% mentre in Italia sono diminuite del 20,13 %. Insomma nel nostro Paese le cose per la Fiat, e per i suoi (ex) operai non vanno alla grande, per usare un eufemismo. Non si può dire lo stesso per il C.E.O. del gruppo torinese, che oramai è tutto proiettato negli States, qui avrà lasciato solo un formale ufficio, e la residenza…anzi no, quella è in Svizzera. Sergio Marchionne è un manager affermato, che riceve un salario da manager, non ho nulla da dire su questo, e d’altronde non vedo come possa essere diversamente. L’ad del gruppo torinese, scelto da Umberto Agnelli oramai in fin di vita, ma prima ancora, designato dall’Avvocato,  ha risollevato la Fiat dal baratro nel 2004. E’ stato l’artefice di lodevoli operazioni aziendali, che hanno riempito d’orgoglio Torino e tutta l’Italia, l’industria automobilistica italiana che salva Chrysler, il gigante di Detroit.

Un manager umano, così era visto in Italia fino a non molto tempo fa, addirittura si espose Fausto Bertinotti definendolo  il “ borghese buono”. Marchionne quindi di meriti ne ha diversi, questo è innegabile. Come però lo è il fatto che la Fiat vende poco, almeno da questa parte dell’Atlantico, che poi è quella che ci riguarda. Pochi mesi fa è stato chiuso l’impianto di Termini Imerese, mandando a casa gli operai che vi lavoravano. A Mirafiori non si producono auto da più di un anno. Gli scontri tra i sindacati ( Fiom in testa ) e il Gruppo Fiat sono stati ampiamente trattati dalla pubblica informazione, meno la condizione delle vittime di tali scontri, cioè gli operai cassintegrati e non. Tutti sappiamo degli avvenimenti susseguitisi in questi anni, gli scioperi, l’annuncio di Marchionne di lasciare l’Italia, e l’intervento di quel disastrato individuo dell’ex premier italiano, che lo incentivò non molto tempo fa. Nota è la storia dei tre operai di Melfi, licenziati in tronco dalla Fiat, reintegrati dal giudice, riassunti dalla Fiat, ma tenuti a casa: cioè vengono pagati ma gli è formalmente comunicato che possono starsene sul divano perché il loro lavoro allo stabilimento non serve. Dicesi Mobbing.  Arcinoto è il referendum tenutosi a Mirafiori poco più di un anno fa, nel gennaio 2011. Anzi chiamarlo referendum potrebbe dare all’evento una parvenza democratica, di cui era privo, chiamiamolo quindi votazione forzata. In questa votazione l’amministratore delegato Marchionne chiedeva esplicitamente di esprimere un voto SI o NO, riguardo l’accettazione del modello di fabbrica, secondo lui efficientissimo, già accettato a Pomigliano. La curiosa clausola era che se avesse vinto il NO, lui avrebbe chiuso la fabbrica. Se non mi compri le figurine, io non vado a scuola, io dicevo così ai miei quando avevo 8 anni, vi sfido a trovare le differenze di comportamento. Rivangare il passato oramai non serve più, o almeno non serve a noi, la votazione ebbe luogo, e vinse, anche se di poco, il SI. Conclusione: Mirafiori è aperta: ma non ci lavora nessuno, non si fanno macchine. Tutto questo casino per niente. Dato che Mirafiori sembra, ahinoi, quasi passato, parliamo del futuro. Lo stabilimento di Pomigliano funziona quasi a pieno regime, è stata appena prodotta la Nuova Panda. Questo lo sanno tutti, pochi però sono a conoscenza degli operai che l’hanno prodotta. Vi chiederete: beh, che avrà da dire sugli operai?  Su quelli che lavorano nulla, sugli altri qualcosa. Per la costruzione di questa vettura sono stati richiamati numerosi operai in cassa integrazione. Nessuno di questi è un tesserato Fiom.

Tra le svariate centinaia di tesserati Fiom che lavoravano a Pomigliano, nessuno vi è più impiegato. Una notizia gravissima, una mancanza di democrazia interna alla fabbrica di cui nessuno parla, riguardo a cui nessuno si indigna, la politica in primis. Ma non parliamo di diritti di rappresentanza, di sindacati, che può comprensibilmente sembrare noioso. Parliamo di auto, dopotutto la Fiat di questo si occupa. Qual è il piano industriale di Marchionne? In parole povere, che auto ha in mente di progettare, in quali stabilimenti e quando? In un paese normale, un’azienda normale, con un ad normale, e con politici normali, già si saprebbe. In Italia, c’è la Fiat, con Marchionne, e con politici che sono tutto fuorchè “normali”, risultato: non si sa. Ignoto è anche il motivo per il quale Marchionne si ostina a non rivelare i progetti industriali del Gruppo, azzardiamo qualche spiegazione, in ordine crescente di probabilità:

1- Le auto che intende produrre sono talmente belle, così confortevoli, coinvolgenti, competitive, che basterà il solo effetto sorpresa a farle vendere come il pane

2- Non ha un progetto industriale

3- Ce l’ha eccome, riguarda la Serbia, la Polonia, il Brasile, gli Stati Uniti e chissà, forse pure l’Antartide, non l’Italia però

Tutte le auto elencate all’inizio sono prodotte fuori dall’Italia, a parte la Panda.  Nel nostro paese si fa la Panda, e se ne fanno tante. Qual è il piano industriale  della Fiat? La Panda.  Beh è davvero difficile a questo punto non capire il motivo per cui la Fiat in Europa va male. La ragione per la quale il Gruppo Fiat, che pure ha al suo interno innumerevoli marchi, non raggiunge i livelli di produttività e di vendite di Toyota e Volkswagen. Non alla Volkswagen, ma sempre in Germania, alla Opel, Marchionne ci andò. Tentava di comprarla, come aveva fatto con Chrysler, e presentò le sue idee e i suoi progetti. Tornò in Italia con la coda fra le gambe, la Merkel e i sindacati pretendevano di vedere un piano industriale, che lui non aveva. A Detroit il suo progetto venne accettato perché l’alternativa era la bancarotta, il fallimento. Pochi mesi fa  il Gruppo Fiat ha restituito agli Stati Uniti, al tesoro americano, i prestiti che aveva ricevuto per il salvataggio di Chrysler. Dio solo sa quanti aiuti economici la Fiat ha ricevuto dall’Italia, e neanche Dio sa quanti ne ha restituiti. Hanno fatto il Fiat Freemont e la Lancia Thema. Un Cherokee e una Cadillac venuti male. Ma non venuti male perché sono auto scadenti, intendiamoci, sono belli, davvero. Venuti male perché non sono macchine competitive, perché sono il tipo di auto che compreranno sempre meno persone, sempre più grandi, sempre più costose e sempre più inquinanti. E’ questo il futuro per l’auto che vede il manager italo-canadese? E soprattutto che si produrrà in questo benedetto paese oltre a quella super innovativa auto, e dal quanto mai inusato e fantasioso nome di Nuova Panda? Davvero mi piace l’idea della Fiat come fabbrica globale, davvero mi interessa la sua sfida alla competitività, ma altrettanto importanti sono le sue origini, dove è nata, chi ci ha lavorato e chi ci lavora, variabili che non si possono ignorare.

Luca Orfanò
Giorgio
3/7/2012 06:20:29 am

sono moralmente d'accordo. il mio pensiero è racchiuso nelle ultime tue due righe.
ma se io fossi la FIAT, cioè se fossi una società io stesso e mi dicessero: guarda che se produci qui paghi di più,mentre se vai in altri posti hai meno costi... bhè io come impresa punterei al guadagno, come è definizione fare: l'imprenditore svolge attività di impresa per raggiungere profitto... perciò non vedo alternative diverse.
pensi che Tu, io,chiunque, avrebbe fatto diversamente?

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Luca
3/7/2012 03:52:39 pm

Vedi Giorgio, hai certamente ragione, l'impresa segue il profitto. Probabilmente avremmo tutti fatto lo stesso, ma è un dato di fatto che da qui se ne sta andando un'azienda di auto perchè non vende auto e non rispetta i contratti. Siamo sempre lì a chiederci se la Fiat può fare a meno dell'Italia e viceversa, a questo proprio non so rispondere, sono però sicuro che chi sarebbe dovuto intervenire, la politica, non l'ha fatto, mai, è stata ed è assente.

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Carlo Bevilacqua
3/7/2012 05:53:17 pm

devo dire che vi sono delle inesattezze in questo articolo... è vero che a mirafiori in questo momento vi sono molti operai in cassa integrazione ma è errato dire che non si producono + auto, le linee della Mito e di Idea/Musa seppur a regime ridotto sono attive e poi proprio oggi su La Stampa.it è stato comunicato che a giugno parte l'installazione delle linee per Alfa Romeo e Jeep da produrre successivamente... poi gli operai di melfi che sono stati licenziati sono a tutti gli effetti dei sabotatori della catena di montaggio e quindi sfiderei chiunque a trovare un datore di lavoro che li voglia riassumere dopo tutto ciò... infine devo dire che dal poco che ne capisco un piano industriale c'è e vorrei anche ricordare che molti altri costruttori + generalisti come opel renault e toyota stanno patendo crisi di vendite in Europa alla pari della Fiat...la crisi del mercato esiste un po' per tutti alla fine

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Luca
3/7/2012 06:07:00 pm

Può darsi che tu abbia ragione riguardo la produzione di auto a Mirafiori, che è comunque in calo. A dire che l'ultimo modello prodotto a pieno regime era la Multipla è stata l'inchiesta del programma TV Presadiretta. Sul fatto che successivamente si produrranno altri modelli come dici, se sarà così sono contento, ma a quanto so io qui ci si occuperà solo di parte dei motori, e non dell'auto totalmente. Che la crisi del mercato automobilistico ci sia per tutti è vero, ma per la Fiat lo è di più, in particolar modo in Europa, e da più a lungo, parlano le statistiche sulle vendite per questo. Tra le vendite di Toyota e Volkswagen e Fiat, dispiace dirlo, ma c'è un abisso, non perchè gli operai fiat non lavorino, ma perchè non c'è un progetto futuro. Se tu sei a conoscenza di un piano industriale, fammelo sapere davvero, perchè non sono solo io a non conoscerlo, ma tutta l'Italia. Riguardo agli operai di Melfi, io mi attengo ai fatti. Il giudice li ha reintegrati, dando torto all'azienda e obbligandola a riassumerli, la Fiat l'ha fatto ma li ha tenuti a casa. Ti auguro di non provare mai sulla tua pelle cosa sia il Mobbing

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