Inserto economico di 
 

Non esistono gli europei, ma almeno facciamo l'Europa!

Chi vi scrive è un euroscettico. O meglio, una persona conscia di tutti i limiti dell’Unione Europea. Prima di partire per l’Erasmus ero anzi più convinto dell’idea degli Stati Uniti d’Europa, è dopo che ho iniziato ad avere molti dubbi. Mi è capitato più volte di trovare maggiori affinità con gente proveniente da Cile e Messico piuttosto che da Finlandia e Germania: tra la cultura latina e quella nordica permane un abisso, pur appartenendo entrambe alla cultura occidentale. Occidentale, non europea! Se Dante cercava l’odorosa pantera, cioè il volgare che doveva essere la futura lingua italiana, nessuno potrebbe trovare il toro che ingannò Europa, figlia di Agenore, concupita da Zeus. La cultura greco-romana è la base del mondo occidentale, non di quello europeo: non esiste una cultura europea in senso stretto. Uno dei momenti più belli del mio Erasmus è stato una sera, seduto sul balcone con un gruppo di amici, quando il freddo non aveva ancora allungato la sua lunga mano sulla Finlandia. C’erano delle casse e un computer, e a turno mettevamo una canzone che amavamo del nostro Paese. Io mi sono scritto molte di quelle canzoni, e le ho cercate e scaricate successivamente. Ora le sento occasionalmente, quando la funzione riproduzione casuale me le consegna. Sono in lingue che non conosco, ceco, polacco: leggere la traduzione in inglese non è la stessa cosa. Non avere una lingua comune è il limite, il primo insormontabile blocco ad una identità comune. Ognuno si ascolta le canzoni nella sua lingua, o quelle in inglese. Quando comunichiamo non possiamo esprimere appieno la nostra personalità in lingue diverse dalla nostra. Io non sono capace di inventarmi battute stupide in inglese! Gli italiani continueranno a rimanere italiani, gli spagnoli spagnoli, i polacchi polacchi. Un’altra cosa che viene citata spesso è il modello economico europeo. Il capitalismo responsabile, il welfare state. Sicuramente è uno dei motivi di orgoglio del nostro continente, ma non è una cosa unica al mondo. Prendete il Sud America, prendete l’India: non sono certo posti in cui le idee liberiste siano molto amate! 

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Bene, ho terminato la pars destruens. Allora cosa ci unisce? In realtà è molto semplice, è la collocazione geografica. L’Europa è una quantità di Stati incastrati nel più piccolo continente della Terra, un calderone che ribolle di guerra e pace da migliaia di anni, una collezione di pietre d’ambra nelle quali rilucono ancora monumenti millenari. Ma le vestigia antiche ci sono anche da altre parti, la cosa che rende unica l’Europa nel mondo è proprio questa immensa diversità di culture ammassata in uno spazio minuscolo. Purtroppo nel mondo del XXI secolo questo significa soprattutto opportunità e problemi economici. Identifichiamo l’Europa con lo spread e la consideriamo come l’unica possibilità di controbilanciare il potere economico delle altre potenze. Un’amica finlandese mi disse: “Finland is sooo small, Russia is sooo big”. Vediamo dinamiche geopolitiche e ragioni economiche dove invece ci sono straordinarie opportunità di relazioni e di fusioni tra culture diverse. E allora i passi da fare sono due. Il primo è inevitabilmente quello di rinunciare a parti grosse della sovranità nazionale, a partire dalle politiche della difesa, come peraltro hanno già pensato le consumate élite burocratiche. Inoltre, la scelta alle Elezioni Europee del 2014 dovrà essere tra partiti europei, e non tra partiti nazionali; il Parlamento di Strasburgo dovrà avere potere vero, anche sui bilanci di tutti gli Stati dell’Eurozona. L’unica via d’uscita da questa crisi è che il Nord “perdoni” il Sud Europa, arrivando agli eurobond; quello che è successo però non si deve ripetere, e un’unione federale in ambito economico è l’unica rassicurazione per le opinioni pubbliche degli Stati che prestano denaro. Il secondo passo sarebbe di fare gli europei. Pensate a persone con la cordialità dei latini e con l’efficienza dei tedeschi: al confronto Batman e Spiderman sarebbero pivellini! Ma quest’ultimo sarà un processo centenario. Facciamo prima l’Europa. Anche se qualcuno si chiamerà fuori: ritornerà presto, resosi conto dell’irreversibilità del funzionamento il mondo.

Insomma, in una frase. Un’Europa federale è un’istituzione necessaria con fantastiche prospettive, che non ha ancora senso di esistere. Ma facciamola lo stesso!

Marco Pangallo





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