Inserto economico di 
 

Cipro, la prova del 9

Un famoso diplomatico italo-svedese ricorda sempre un episodio che da giovane cambiò completamente la sua vita. Voleva fare l’avvocato, poi finì a fare uno stage con le Nazioni Unite in un’isola rintanata nel Mediterraneo Orientale. Lì vide un bambino cadere a terra, ferito da un colpo di pistola, sul confine tra Grecia e Turchia. In quel momento decise che avrebbe dedicato la sua vita alla diplomazia, abbandonando i progetti precedenti. Il diplomatico non è frutto della fantasia di chi scrive, e nemmeno l’isola, che è Cipro. 


Una volta, non molto tempo fa, a Bruxelles si diceva ‘ too big to fail’ per tranquillizzare i mercati riguardo la tenuta dei conti pubblici di certi stati, una certa Italia. Ora di certo i burocrati europei di frase dovranno inventarsene un’altra. E non sarà la loro unica preoccupazione. Tra ieri e oggi sono riusciti a formulare una soluzione da ‘tragedia greca’, ogni riferimento a stati è puramente casuale. Olli Rehn, responsabile Ue per l’economia, e compagni hanno proposto un prelievo forzoso sui conti dei cittadini ciprioti. Caso più unico che raro. In pratica hanno proposto come soluzione al problema di uno Stato che non trova i soldi per risanare le sue banche, di andare a prelevare il denaro dai conti correnti dei cittadini di quello Stato, in quelle stesse banche. Una prova di originalità da Premio Nobel, l’unico che sarebbe davvero meritato. 
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Il governo di Nicosia ha rimandato a domani pomeriggio il voto in Parlamento per questo prelievo coercitivo, che può variare tra il 6 % e il 9,9 %. Vorrebbe dire, in quest’ultimo caso, che su un deposito di 10.000 euro il correntista si vedrebbe sottratti quasi 1000 euro. Siccome anche i cittadini di Cipro sanno contare hanno pensato bene di recarsi in banca a prendere i soldi per poi tornare a casa e posizionarli accuratamente sotto il cuscino. Ma ancor più lungimiranti i loro governanti hanno optato per  concedere tre giorni di vacanza alle banche dell’isola. La cosa più ovvia è auspicare che il governo abbia un po’ di buon senso e decida di esentare da questo prelievo i ceti meno abbienti, quindi i correntisti con un ammontare di capitale poco significativo. Il bello è che paradossalmente chi ha un esiguo conto in banca, tralasciate le fastose proteste iniziali, si metterebbe l’anima in pace. Quello che rischia Cipro è ben altro. In questi ultimi anni l’isola contesa da un trentennio tra Grecia e Turchia è diventata una seconda patria per gli oligarchi russi e per i loro conti in banca. A Cipro i russi hanno preso tutto, dalle città alle attività commerciali, compresi ovviamente i conti bancari. L’isola è cresciuta grazie al denaro, di provenienza dubbia,  fatto circolare dai sodali di Putin, che proprio oggi ha espresso la sua disapprovazione nei confronti dell’Unione Europea per non essere stato consultato su una decisione del genere. Proprio così, su Cipro la Russia conta molto. Una zona di influenza importante nel Mediterraneo, oramai l’unica, visto la fine che sta facendo la Siria. Il prelievo forzoso porterebbe nelle casse dello Stato circa 5 miliardi e mezzo di euro, dopodiché la BCE  e il Fondo Monetario inizierebbero con i loro  interventi ‘risanatori’ ( chiedere ad Atene per esperienza sul campo ). A Mosca si scaldano tanto poiché di quei 5 miliardi e mezzo circa 3 sarebbero di provenienza russa, un bel colpo per le finanze del paese ( Cipro ). 


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Cipro è il classico caso del paese che ha tirato troppo la corda, e ora si ritrova proprio con una corda al collo, e con le banche dell’isola stracolme di titoli greci. C’è però una differenza fondamentale tra Atene e Nicosia. La prima è stata costretta a subire i dettami internazionali e poco o niente ha potuto fare, il suo potere contrattuale, soprattutto a Bruxelles, era basso. Per Cipro paradossalmente è diverso. Il suo governo infatti potrebbe minacciare, anzi lo ha già fatto, di rivolgersi ad investitori stranieri per risanare le sue finanze. Russia in primo piano, Turchia e Cina dietro. Della Grecia non si curava nessuno, di Cipro invece si curano in molti. L’ultima cosa che la Bce può permettere è una fuga di capitali dal paese, che, dato che visto da fuori non sembra, è membro dell’Unione Europea. Mercoledì il ministro delle finanze cipriota si recherà a Mosca per cercare un supporto. Sì a Mosca, non a Bruxelles. 

Questa è forse l’ultima occasione che l’Europa ha per far valere la sua autorità, proprio perché si tratta di Cipro, proprio perché sembra si tratti di un’insignificante isola ai confini dell’Europa. Apparentemente la partita sembra finanziaria, ma è politica. In gioco non ci sono solo i conti correnti dei ciprioti, ma il destino dell’Unione. Se non farà valere la sua posizione, se cederà a pressione provenienti da Mosca o da qualsiasi altra parte la sua credibilità diminuirà più di quanto non lo abbia già fatto. E’ tutto nelle mani di un’accozzaglia di pseudo esperti che hanno lasciato fallire un paese e rischiano di ripetersi per una completa incapacità di decisione e un’impotenza politica imbarazzante. Stanno proponendo di salvare uno Stato con una manovra che ha un importo superiore alla ricchezza nazionale dell’isola. Non esiste un modo più facile per cadere nel ridicolo. 

Questa per l’UE è l’ennesima prova, riconquistare quel lembo di terra più vicino a Damasco che alla Grecia è forse l’ultima possibilità che hanno. Diversamente a Bruxelles faranno meglio a nascondersi.

Luca Orfanò





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