Inserto economico di 
 

Come dietro un banco

L’hanno pomposamente definito “un giorno storico per l’Unione”, il giorno in cui viene al mondo l’Esm, noto ai più come Fondo Salva Stati. Ideato da Mario Draghi qualche mese fa e  varato dai ministri delle Finanze della zona euro oggi. Si tratta di un fondo privato, con sede in Lussemburgo, quello staterello in mezzo all’Europa, dove  stanno la maggior parte dei fondi speculativi che non si trovano a Londra. L’Esm ha un suo capitale, al quale hanno contribuito in misura differente i 17 paesi dell’Eurozona. Con questo denaro emette obbligazioni ad un basso tasso di interesse, che hanno proprio oggi ricevuto dall’agenzia di rating Fitch la tripla A. Appena nato, nessuna obbligazione venduta, è già il primo della classe il nuovo Fondo. Quasi perfetto. Le condizioni di concessione dei prestiti da parte dell’Esm agli Stati che ne faranno richiesta non sono ancora molto chiare. Si tratta insomma di un giocattolo fantastico ( un Fondo che emette prestiti) sicuro e istruttivo per i bambini (bassi tassi di interesse, dietro ci sono gli Stati),  ma per averlo i bimbi ( gli Stati finanziariamente in difficoltà) dovranno fare i compiti, tanti compiti, e bene. Certo i maestri (Bce e Commissione Ue) saranno più clementi nel correggerli di quanto  lo siano stati con quella bimba ripetente ( Grecia), anche perché non ci sarà quell’arpia di insegnante, incubo di tutti i bambini con difficoltà di apprendimento ( Fmi).

Al di là dei paragoni il primo Paese a chiedere l’intervento di questo Fondo dovrebbe essere la Spagna, che però esita non essendo a conoscenza delle condizioni per ricevere il prestito. Madrid ha bisogno di circa 40 miliardi per riportare i conti in ordine, è impossibile  alzare le tasse più di quanto non abbia già fatto. Inoltre il premier Rajoy oltre alle universalmente note proteste spagnole, deve risolvere la grana della Catalogna e della sua ritrovata volontà indipendentista.

Atene non se l’è mai passata meglio degli iberici, è così anche questa volta. La Grecia ha problemi diversi, più che con l’Europa tratta con creditori privati, grosse banche mangia bambini, queste sì. I soldi che la Grecia deve dare a Goldman Sachs e cugini li prende in parte dall’Europa e dal Fondo Monetario. Questi continueranno a concederglieli solo se il premier Samaras convincerà il Parlamento ad avviare presto nuove misure di austerity. In pratica la Grecia, come al solito, deve trovare soldi da dare alla Bce e al Fmi, affinchè questi glieli ridiano con qualche aggiunta per girarli a sua volta alle banche. Sempre la stessa storia. Il governo greco ora non chiede soldi, ma rinvii dei pagamenti, che vanno bene alla Bce, ma non ai tecnici del Fondo Monetario, che non mollano.
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Poi ci siamo noi. L’Italia che sta resuscitando con successo dal baratro in cui era finita, ma si porta dietro molte ombre. Una di queste, forse la più grossa con la corruzione, è la disoccupazione, che l’Istat ha stimato al 10,7 % . I tecnici della Banca Centrale Europea hanno corretto la cifra, portandola al 12,5%, poche unità di percentuali che si traducono però in migliaia di persone. Le stime di Francoforte sono peggiori perché includono anche gli scoraggiati. Quelli che il lavoro hanno smesso di cercarlo perché si sono arresi a non averlo, i vinti, il più grande problema del nostro Paese. Le questioni si accavallano, dall’Imu alla Chiesa che non si vede ancora, alle detrazioni fiscali per i lavoratori e le imprese. Ora nascono anche proposte di revisione della riforma delle pensioni, che sono corrette, ma alle quali il ministro Fornero si è opposto. Il Governo è contrario perché una tale modifica vorrebbe dire trovare i soldi, che da lì verrebbero a mancare, da un'altra parte. E si tratta di miliardi.

La buona volontà ce la mettono tutti, per chiunque. Però i conti devono sempre tornare, per forza. Qualcuno, tutti sanno chi, ma nessuno se lo ricorda, ha firmato per il 2013 a Bruxelles il pareggio di bilancio per l’Italia, messo in costituzione. Vuol dire che Monti deve presentarsi in Europa fra meno di un anno con delle carte ed una calcolatrice, dimostrando che lo Stato ha entrate pari alle uscite. Per tornare alla metafora scolastica, è come se due studenti avessero iniziato un progetto insieme, e presentandolo prenderanno un voto che sarà la media della valutazione che ciascuno per sè riceverà. Uno degli studente è un fanfarone, l’altro è serio. Il fanfarone molla il progetto a metà strada, lasciando tutto il carico sulle spalle del serio. Il fanfarone non ci perde nulla se la valutazione finale sarà insufficiente, lo studente serio ci perde la faccia e pure la sua pagella. Al fanfarone l’insegnante ha già dato 2, l’altro allievo dovrà prendere 10 facendo il doppio del lavoro nella metà del tempo. Non c’è bisogno che vi spieghi chi sono i due scolaretti.


Luca Orfanò




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