Inserto economico di 
 

Il business non dorme mai / 1


Vorrei cominciare questo mio modesto intervento proprio dal nome del blog per il quale ho deciso di scriverlo, poiché proprio questo elemento è stata fonte d’ispirazione per buttar giù queste righe. 


Sebbene per molti il confronto possa apparire forzato, ho pensato ad Aristotele, il gigante della filosofia greca del IV secolo a.C., il quale riteneva che l’uomo dedito allo studio e alla riflessione dovesse, per necessità, riposare ed abbandonare la sua attività intellettuale per qualche ora, ogni giorno, poiché un comportamento inverso avrebbe recato danno all’attività stessa, rendendola sempre meno produttiva. Questa era  la vita ideale per Aristotele, divisa fra studio, riflessione, e svago. 

Qualcuno potrebbe obiettare affermando che già erano pochi a poterselo permettere alla sua epoca, e ancora meno sono coloro che potrebbero farlo al giorno d’oggi (motivo per il quale i grandi filosofi, in epoca contemporanea, non esistono più). Alla suddetta ed ipotetica obiezione, tuttavia, mi sento di rispondere che il ricorso ad Aristotele è per me significativo, non tanto per dipingere quello che potrebbe essere lo stile di vita ideale dell’uomo, bensì per  focalizzarmi su come egli avesse individuato nella riflessione e nel diletto le due buone inclinazioni dell’animo umano, e su come egli suggerisse di assecondarle e gioirne nel farlo, per il proprio benessere, per la propria felicità, che deve essere l’unico fine delle nostre azioni (non si cada in errore, Aristotele non era un solipsista, né tantomeno un egoista ed un individualista; la mia felicità corrisponde alla Felicità, che tutti perseguiamo razionalmente, o almeno dovremmo).

Ora, si può certamente non condividere la visione aristotelica sopra esposta, ciò nondimeno si dovrebbe notare come l’espressione “Il Business non dorme mai” sia significativa proprio perché si oppone radicalmente al pensiero del filosofo classico: il Business, appunto, non riposa, non attende, viaggia costantemente, cambia, si dirama a velocità sorprendente.

E cos’è il Business se non la proiezione di una delle nostre attività, con le quali ci affermiamo nel mondo, lo plasmiamo, lo modifichiamo per sentirlo a noi più vicino, per interpretarlo, o, più semplicemente, per viverlo?

Questo, appunto, mi fa sorridere: il Mercato non dorme mai, ma il Mercato siamo noi.[1] .

Ho scritto Mercato e Business (che propriamente è traducibile con Affare/i, ma in questo caso possiamo paragonare i due termini) con lettere maiuscole volutamente, per conferir loro unità concettuale, per dar loro un valore, che sicuramente trova origine nella nostra natura, ma che paradossalmente, rischia di diventare la causa dell’alienazione dell’identità, del soggetto stesso che l’ha concepito, dell’uomo aristotelico che non abbiamo cessato di essere. Possiamo infatti cessare di riflettere? Possiamo cessare di farci domande? Possiamo cessare di dormire, dove per dormire s’intende dimenticare la vita per viverla ancora di più, per abbandonarci alle sorprese che ci regala? Possiamo smettere di voler essere felici? No, non possiamo. Eppure abbiamo forgiato una società dove le parole d’ordine sono Velocità, Produttività, Efficienza…Per cosa, poi? E’ questo il vero benessere? Parmenide direbbe che abbiamo abbandonato la via dell’Essere per gettarci nel Divenire, nel Non-Essere, Martin Heidegger direbbe che abbiamo smarrito il Senso.  (Per ogni filosofo, in ogni epoca, si era smarrito il senso dell’Essere, e a questo serviva e a mio avviso servirebbe ancora la filosofia: a riacquistarlo).

La verità è che abbiamo bisogno di fare le cose senza uno scopo, o meglio, con l’unico scopo di gioirne, ma nel mondo odierno ciò pare una blasfemia; una volta nati, gettati nel mondo, dobbiamo crescere e percorrere tappe prestabilite, ognuna delle quali serve per inserirci al meglio nel sistema, renderlo più produttivo, “farlo girare”.  Siccome sono sicura che qualcuno starà pensando che in effetti Aristotele si discosti un po’ troppo dai canoni del nostro tempo, e in effetti non posso sotto certi versi non essere d’accordo, continuo la riflessione passando per Hegel o meglio ancora per Marx, i quali si concentrarono anch’essi sulla natura dell’uomo come attività, ma ne identificarono il fulcro nel lavoro, ATTO e NON MEZZO per conquistare la libertà, la massima realizzazione individuale, e proprio poiché atto libero, assolutamente privo di valore quantificabile.

Non è mia intenzione elogiare il marxismo, riprenderne tutti i concetti cardine che sono fin troppo noti, ma lo cito unicamente perché Marx, come Aristotele, difendeva la libertà, la felicità come unico fine, a cui nulla si deve anteporre e che soprattutto, non deve avere prezzo.

A questo si oppone il Business, l’eterno insonne: si oppone alla nostra naturale inclinazione a fermarci per un attimo e pensare a qualcosa per il gusto di farlo, e poterlo fare senza avere il timore che sia tempo buttato, tempo che non frutta, tempo come Anti-Denaro.

Beninteso, non sto sognando un mondo senza economia, ma sogno volentieri, sospirando, un mondo dove la parola “economia” possa riprendere, dal greco, il suo significato originale, ovvero gestione della casa, del bene familiare. Guardando i vari telegiornali, scorrendo gli occhi sulle notizie del giorno invece, noto come l’economia sia qualcosa di sempre più distante, inafferrabile, cieca ai nostri bisogni più prossimi, che corre più veloce di noi,  il Business che appunto, non dorme, e noi di rimando pensiamo, cercando di difenderci, che il modo migliore di fregarlo sia dormire ancor meno. E’ il nostro stesso istinto di amministrazione che abbiamo estremizzato a tal punto che siamo diventati anche noi beni amministrabili.

In questo periodo i grandi della politica internazionale stanno decidendo le sorti delle nostre case, del nostro futuro e di quello dei nostri figli (sperando che potremo permetterci il lusso di averne), e tutto ciò che ho da dire a riguardo è che è assurdo, alienante, disarmante. Ci svegliamo ogni mattina per studiare o per andare a lavorare (ovviamente chi studia lo deve solo fare in funzione del fatto che potrà avere un lavoro, ecc…), ci “prostituiamo” offrendoci ad un mercato del lavoro che tutto è meno che il nostro ATTO di libertà, poi torniamo a casa, accendiamo la TV e apprendiamo che il fantomatico Spread è di nuovo alle stelle, che il nostro Capo di Governo sta elaborando un piano di crescita di cui noi non potremo decidere NULLA, che la nostra sorte è in balia delle chiacchierate che pochi fanno al telefono gli uni con gli altri, gli uni contro gli altri, e ci sentiamo stanchi, e non dovremmo, e sapete perché? Perché sentirsi stanchi è un lusso, e noi siamo in CRISI e non possiamo permettercelo.[2]


[1] Personalmente, per quanto affascinante possa risultare, detesto la visione dell’economia smithiana e dell’espressione “mano invisibile”: ciò che di non naturale c’è nel mondo, è manifestazione dell’attività e del modo d’essere di chi lo popola e pertanto il Business è una nostra creazione, e se anche chi sta leggendo questo articolo non muoverà di sicuro nulla all’interno del mercato internazionale, c’è chi lo fa per voi, e lo fa anche coscientemente e minuziosamente


[2] A riguardo vorrei solo dire che, chi si ricorda la visione politica platonica, ovvero il sostenere che ad amministrare lo Stato dovessero essere dei professionisti, filosofi, una casta privilegiata di uomini il cui unico scopo dovrebbe essere quello di cercare il bene per tutti, non può non convenire con me sul fatto che tale casta NON Può ESISTERE e che questo governo tecnico ne è la prova lampante…

Elisabetta Ceroni





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