Inserto economico di 
 

L'Odissea greca

“Greco e italiano, una faccia una razza “ , è questo che noi italiani sentiamo continuamente ripeterci ovunque in Grecia, dal pescatore delle Cicladi al camionista di Salonicco. Per alcuni è forse soltanto un modo di dire, altri lo interpretano come un messaggio di fratellanza, di condivisione del futuro. Sono punti di vista, variano in base alle persone, mutano a seconda delle circostanze. Ufficialmente tutto è cominciato nell’ottobre del 2009 quando il premier greco Papandreou si insedia dopo la vittoria alle elezioni politiche. Il primo ministro, figlio d’arte, eredita un paese disastrato, scopre nei conti pubblici un enorme buco di bilancio. Nel 2009 il deficit greco era dichiarato al già grave valore del 6%, in realtà si scopre che sfiora il 13%, una cifra di proporzioni apocalittiche. Non soltanto perché ciò rivela un cancro nel paese, purtroppo in stato avanzato, la cui unica cura è una chemioterapia che potrebbe portare più danni che benefici, ma perché la Grecia era ed è uno stato dell’Unione Europea. La spesa pubblica del paese superava quindi enormemente le entrate fiscali, Papandreou si accorge che se i greci vogliono continuare a rimanere nell’Eurozona, dovranno affrontare sacrifici pesanti. Questo enorme indebitamento del paese è perlopiù riconducibile alle ingenti spese affrontate per le Olimpiadi di Atene del 2004. E’ paradossale come la causa delle disgrazie dei greci sia uno degli eventi che da sempre, in quanto originari ideatori,  li ha riempiti di gloria .Dalla fine del 2009 all’estate scorsa si susseguono vari avvenimenti, tutti dal sapore amaro. Il premier greco annuncia più volte piani di rientro del deficit in 2, 3, 4 anni. Chiede aiuto all’Unione Europea più volte, fin da subito. Papandreou non nasconde mai il grave problema davanti ai partner europei, e questo gli fa onore.

 Disonorevole è invece il comportamento della Germania, in primis della Cancelliera Merkel. Inizialmente il governo tedesco, temporeggia, non vede, o finge di non vedere le negative conseguenze di una mancata risoluzione del problema. Angela Merkel perde così all’inizio tempo prezioso, per paura di perdere le elezioni regionali in Sassonia.  Una grande prova da statista quella della cancelliera, certo che dopo Helmut Kohl si poteva solo scendere di livello, ma così in basso è davvero dura, anche impegnandosi. Il tempo passava inesorabile quindi, i greci cominciavano solo vagamente a realizzare l’enorme prezzo da pagare per colpe di tutti meno che loro. Discutere delle colpe appunto, oramai non credo serva più a molto. Le maggiori e le più esplicite sono del governo greco di centrodestra, quello precedente all’esecutivo Papandreou, dispiace che oggi i greci dimostrino un’orientamento decisamente a favore del centro destra, penalizzando ingiustamente l’unico statista di quel paese, Papandreou, che ha avuto l’unica colpa di trovarsi alla guida di un stato al capolinea. Le cause esogene della crisi greca ci sono certamente, dalla miopia della Commissione Europea nell’accettare la Grecia nell’Eurozona, senza individuare le falsificazioni dei documenti di bilancio, all’assistenzialismo da sciacalli che Goldman Sachs ha riservato al governo greco, e che quest’ultimo ha, colpa ancor più grave, accettato e tollerato. Nel corso del 2010 la piccola Grecia subisce declassamenti continui da parte di Standard & Poor’s e delle altre agenzie di rating, fino ad arrivare al livello più basso, fino a considerare i suoi titoli degli junk bonds : spazzatura. Il governo in carica nella democraticissima Atene vara severi piani di austerità, basati essenzialmente sul taglio della spesa pubblica, che inginocchiano la popolazione e servono a ricevere i prestiti europei. Il tempo passa, Fmi, Bce e Commissione Europea continuano a dissanguare il malato ellenico senza risultati. Giungono addirittura a proporre un commissariamento, dopo aver impedito che Papandreou tenesse un referendum nel quale la popolazione greca doveva rispondere se voleva ancora continuare a restare nell’UE.  Se qualcuno pensava che il problema fosse il governo, la risposta è no. Nel novembre 2011, dopo le impietose figure dei leader europei davanti al mondo evoluto, al G20 di Cannes, il primo ministro greco diventa l’economista Lucas Papademos. Il governo di cui quest’ultimo è a capo, sostanzialmente invariato, ha approvato qualche giorno fa l’ennesimo piano di austerity richiesto dalla Troika ( Bce, Fmi, Commissione Europea) che fiaccherà definitivamente i greci, per ricevere un aiuto finanziario di 130 miliardi di euro, che non gli basterà e non gli servirà. Questa non è la soluzione, appare evidente oramai a tutti, ai politici come ai più autorevoli economisti. Pochi sanno che Germania e Francia diversi mesi fa hanno imposto al governo greco l’acquisto di navi da guerra e altri prodotti bellici, un investimento da superpotenza, non esattamente ciò di cui in questo momento aveva bisogno la Grecia. In questa incompiuta Europa ognuno pensa per sé, sfacciatamente. Manca solidarietà, domina l’ingiustizia sociale, l’egoismo tedesco e il nazionalismo francese sono i sentimenti anticomunitari in prima linea. Nell’improbabile caso che la Grecia  sopravviva alla sua crisi, subito il Portogallo sarà al centro del ciclone, e così via tutti gli altri paesi dell’Eurozona  finiranno nel mirino dei mercati.

 A mio avviso è chiaro che la soluzione non si può ricercare nel far espiare a ciascun stato i propri peccati fiscali a costo di ucciderlo. Il problema fondamentale in questo caso, come in tutti gli altri che riguardano il Vecchio Continente, è la mancanza di unità politica. La California ha un deficit pubblico alle stelle, è stata per parecchio tempo sull’orlo della bancarotta,  si tratta di cifre assai maggiori della Grecia, visto che la California se fosse uno stato autonomo siederebbe a pieno titolo tra i primi otto paesi più industrializzati, probabilmente scalzando proprio noi italiani. Il Golden State  tuttavia non è finito nel mirino dei mercati, nessuna agenzia di rating si è sognata  anche solo di studiarlo. La risposta è fin troppo ovvia: la California fa parte di un’unione federale, politica. L’Europa manca della forza primaria, quella politica, è disunita. Questo è il principale motivo per il quale la sua condizione, il suo futuro, il nostro avvenire, è nelle mani dei traders di borsa. Il Vecchio Continente ha perso autorevolezza, è attaccabile, risulta debole agli occhio del mondo. Non si sa chi decida che cosa in Europa, dove una Banca Centrale con le mani legate dietro la schiena tenta di salvare il salvabile, dove un Parlamento, unico nella sua internazionalità, ha compiti perlopiù meramente propositivi. Un’Europa dove ufficialmente il leader è il presidente della Commissione, ma in realtà a comandare, ed anche palesemente in malo modo, ci pensa il duo franco-tedesco. Henry Kissinger si è sempre lamentato di non sapere quale numero si dovesse fare per chiamare in Europa, come dargli torto. L’Unione Europea è un progetto incompiuto, e non andrà certo  a compimento se continua ad essere governata da pseudo leader con corte vedute politiche che mortificano ora la Grecia, domani il Portogallo. Questa non è l’Europa sognata dai padri fondatori, Altiero Spinelli si starà rivoltando nella tomba.

Luca Orfanò

Luca L.
2/16/2012 04:21:21 am

Interessante come punto di vista. Mi piacerebbe approfondiste l'argomento "acquisto navi da guerra ecc... Da parte dei Greci"...

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Luca Orfanò
2/20/2012 07:34:40 pm

cercheremo di trovare ulteriore materiale in merito a questa questione, grazie per l'interessamento Luca

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