Inserto economico di 
 
Ascoltavo dei ragazzi alla fermata del tram, non avevano neanche vent’anni. Parlavano di politica, lo facevano con convinzione mista ad amarezza, con delle certezze accompagnate da rassegnazioni.
“Cioè io sono di centrodestra, resta da vedere se voterò Lega o Pdl “  “ Beh no si quello sì, d’altronde Monti è servile, andrebbe a dare 40 miliardi di euro ogni anno all’Europa “. Poi continuavano “ Se lasciamo il paese a Monti continueranno a fallire le aziende “, una ragazza risponde: “ Beh di sicuro non voto sinistra, Bersani è un ‘ idiota di merda’ .

Perché negli altri paesi la gente va a votare, perché noi andiamo a votare ?  E’ questa, prima ancora di scegliere cosa crocettare nelle urne, la domanda che dovremmo porci. Cosa ci aspettiamo per il futuro, perché spendiamo 20 minuti della nostra vita in una scuola elementare ad esercitare un diritto-dovere a cui siamo chiamati ogni certo numero di anni. Davvero andiamo per far si che qualcuno ci tolga un’imposta? Che qualcun altro ne metta, però non su di noi? E’ questa la nostra aspirazione ? Sono sicuro di no, spero che non sia così per la maggior parte della popolazione italiana. Spero che i nonni vadano a votare pensando al futuro dei loro nipoti più che a chi e quanto abbasserà o alzerà le tasse sulle loro pensioni. Spero che i genitori si rechino alle urne pensando al paese che lasceranno ai figli, a prescindere dal benessere che ora possono garantirgli col loro reddito. E poi spero che i giovani, tra i quali rientra chi scrive, vadano a votare, chi per la prima volta e chi no, contenti e consapevoli delle loro scelte. Spero che tutti vadano a votare, perché chi non si esprime vive nel limbo del vittimismo, dell’ignoranza militante, dell’arroganza di chi non partecipa e si permette di giudicare scelte che né ha preso né ha contrastato.

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Andiamo a votare in Italia per l’Europa. Votiamo mentre la Francia manda soldati in Mali senza consultare nessuno come se fossimo nel 1910 e l’Africa Occidentale fosse ancora loro e nessun Paese si oppone, anzi la appoggiano, da dietro però, senza aiuti sul campo, insomma all’italiana. Votiamo mentre in Grecia va in scena un mattatoio sociale. Dove la gente è povera, e povera non vuol dire non andare in vacanza o privarsi della macchina. Povera vuol dire non mangiare, povera significa morire per strada, quelle strade piene di saracinesche e non più di negozi. Quelle strade disseminate di ‘ ospedali per poveri’, perché la gente è troppo povera per curarsi oltre che per mangiare, è troppo povera per vivere. Fatelo un giro ad Atene, facciamolo tutti. Ci sembrerà la Kabul degli anni ’90, la Baghdad del 2003. Anzi peggio, perché lì le bombe si vedevano, si sentiva la guerra, c’era un nemico visibile. La povertà non è visibile, uccide in silenzio, le bombe non scoppiano per strada, ma sono tonfi in cuori che non desidererebbero altro che smettere di battere.

E’ la povertà il nostro nemico, un nemico comune per tutta l’Europa, da combattere insieme. Andiamo a votare per più o meno Europa, non è uno slogan, è lo specchio del nostro futuro. Pochi giorni fa i capi di stato e di governo si sono riuniti in un Consiglio Europeo dall’esito fallimentare. Hanno destinato del bilancio comunitario solo l’1% di risorse all’Unione. Una dichiarazione di egoismo a 27, un’unanimità di corte vedute, di biechi nazionalismi. Ciascuno di loro ha dato un’importanza di 99 su 100 a ognuno e 1 su 100 a tutti loro insieme.  E’ la strada sbagliata, è la strada che ci porterà all’insignificanza nel panorama mondiale, alla scarsa considerazione di cui già siamo denotati. Non ci serve una confederazione di Stati, la confederazione porta a guerre intestine, e l’Europa di guerre ne ha vissute abbastanza. Dobbiamo percorrere un cammino che ci porti ad un piena e compiuta Federazione, insieme in modo inscindibile. Questo percorso si compie con riforme radicali fatte da assi nazionali forti e lungimiranti, che siano in grado di vedere in una cessione di sovranità l’unica via possibile, nell’elezione diretta del Presidente della Commissione Ue la sola forma possibile di legittimazione per quella carica, in più poteri al Parlamento europeo la vera svolta per una Federazione, e soprattutto, nella firma di una compiuta Costituzione Europea, la scelta giusta. 


Votiamo pro o contro tutto questo. E chi dice che l’irrilevanza dell’Europa non conta, che si vive comunque, a costoro dobbiamo rispondere che si sbagliano. La rilevanza del nostro patto, di come siamo nati col Trattato di Roma più di 50 anni fa, ha fatto sì che vivessimo il periodo più lungo senza guerre dall’epoca di Augusto. La rilevanza ci ha permesso di non soccombere nei conflitti, di non finire stritolati nella guerra fredda, o minacciati dalla polveriera medio orientale.  L’Europa è il nostro futuro, andiamo a votare per quello, facciamolo confidando in chi la rafforza, non in chi la contesta.

Quei ragazzi alla fermata del tram non li ho più ascoltati, ho preferito alzare il volume dell’i-pod.

Luca Orfanò 



ddd
3/13/2013 03:16:25 am

MA FALLA FINITA CALABROTTO

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