T.Hobbes
In molti dibattiti accademici ci si è chiesti se le cose sarebbero andate diversamente se al posto della banca di investimenti Lehman Brothers, fallita così clamorosamente, ci fossero state le “sorelle” Lehman. Avere più donne in posizioni di leadership nel campo della finanza porterebbe certamente ad una economia più gentile, dolce e ordinata??
Per trovare una risposta a questa domanda bisogna tener conto di un cruciale punto critico mirato ad un’ottica di genere la quale esamina una serie di comportamenti che sono ritenuti accettabili, se non addirittura inevitabili, nei regni degli affari e della finanza. Il commercio è spesso immaginato come una sfera di attività essenzialmente maschile. Non solo sono gli uomini ad esser visti come gli attori naturalmente adatti a questo genere di attività, ma ne sono un modello anche i comportamenti, le motivazioni e le competenze attese poiché si presume che gli individui del settore finanziario debbano essere aggressivi, pronti ad assumere i rischi, competitivi, efficaci ed egoisti. A Wall Street il successo di strumenti complicati, come i derivati finanziari e il trading computerizzato ha valorizzato anche il nerd/secchione “fissato con la matematica”, che ancora una volta è un archetipo maschile. L’ortodossia accademica in economia rafforza queste immagini promulgando una rappresentazione dei mercati come delle macchine che si auto-regolano la cui fonte di energia è l’egoismo razionale dell’”uomo economico”.
Nella dimensione iper-maschile del mercato, le relazioni sociali e le responsabilità etiche non hanno spazio. Si noti come l’alternativa al modello maschile, competitivo e aggressivo, è l’archetipo materno e protettivo di quello femminile. Quando si accudiscono familiari o si lavora in settori come quello della cura, si presume che le persone manifestino una serie di comportamenti, motivazioni e competenze molto diversi da quelli adottati in finanza. Si dà per scontato che in questi ambiti si sia protettivi, cooperativi, emozionali e altruisti, per emanare calore empatico. Questi comportamenti, essendo così diversi da quelli dell’”uomo economico” sono spesso indicati come “non economici” o se non seguiti dai dettami del proprio interesse, come “irrazionali”. Questa ipotizzata separazione dell’economia dal sociale ed dall’etica ha un costo molto elevato per la società, ma soprattutto contribuisce ad evidenziare le differenze tra uomini e donne in campo finanziario.
In realtà, mercati efficienti richiedono una grande regolazione sociale. Questo avviene tramite una dose di norme etiche e culturali, la formazione di standard e codici di settore, nonché attraverso una chiara azione governativa. Se una certa quantità di egoismo e assunzione del rischio hanno un ruolo legittimo nel funzionamento dei mercati, sono altrettanto necessari un clima di fiducia e una dose appropriata di cautela e protezione. La crisi finanziaria ci ha mostrato gli effetti distruttivi prodotti dagli eccessi di avidità, opportunismo, e da una mentalità in cui chi vince prende tutto.
L’aspetto di genere della crisi finanziaria, poi non si tratta di uomini contro donne poiché ci sono uomini che sono attenti, protettivi ed etici, così come esistono donne che sono amanti del rischio, guidate dai propri interessi e opportuniste come qualsiasi uomo. Il vero problema è che quando noi concepiamo Wall Street come il regno del maschile e del testosterone, non solo ci lasciamo sfuggire tutte le donne di talento, ma tendiamo a non vedere il valore nonchè la necessità, di ciascun aspetto della vita generalmente apostrofato come femminile o materno. Diventa troppo facile denigrare la prudenza o i problemi etici come qualcosa di effemminato e debole.
L’idea che le donne “porterebbero qualcosa di diverso” alla finanza è pericolosa, sia perché ingigantisce le differenze tra i sessi, sia perché permette agli uomini e ai mercati di tirarsi fuori moralmente e socialmente dalle responsabilità e dalle conseguenze di azioni negligenti e irresponsabili. Gli sforzi per ottenere più donne in posizioni di leadership finanziarie possono essere visti come lotta alla discriminazione. Tuttavia soltanto se valori come la cautela e la preoccupazione per gli altri, spesso associati come dimensioni puramente femminili, saranno incoraggiati a livello settoriale anche per gli uomini, e allo stesso tempo i comportamenti azzardati e non etici verranno criticati, allora i meccanismi che regolano l’industria finanziaria potranno subire un significativo cambiamento.
"Laddove tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa un gran che" W. Lippmann
Salvatore Vicedomini