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La storia più antica del mondo

Il corvo ha tante facce, tanti nomi si interscambiano dietro il sinistro pennuto. Sono predatori, bramosi di potere, forse anche in cerca di verità, che danno la caccia alla iena della Città, la più subdola, la più vicina al vecchio Leone, che di lei si fida e dal quale lei succhia energia, ogni ora di ogni giorno, fino a sfiancarlo.

I paragoni naturalistici pare vadano di moda per quella che è la storia più affascinante degli ultimi anni, la vicenda medievale ambientata nel terzo millennio. Perché c’è un posto nel mondo che è sopravvissuto a tutto, c’è un’istituzione che ha governato per secoli, e continua ad alternarsi fra luci ed ombre nella città che un tempo fu dei Cesari. Perché la Chiesa è Cattolica, quindi universale, è Apostolica, perché fu un apostolo a porre la seconda pietra, ma è soprattutto Romana, perché è legata nelle viscere alla città che l’ha ospitata, si sono rese grandi a vicenda, sono inscindibili. L’ultimo mistero della sua storia infinita riguarda dei presunti documenti trafugati, secondo le prime indagini della magistratura vaticana, dall’Appartamento papale per mano del maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele. Quest’uomo dal nome santissimo, ora rinchiuso nelle celle vaticane, avrebbe secondo la versione ufficiale “spifferato” all’esterno, documenti e informazioni riservate, riguardanti vari aspetti, dai dottrinali più cari al Pontefice, ai logistici. Oltretevere sta avvenendo una rivoluzione, in miniatura, in silenzio, versione soft, com’è uso nei palazzi vaticani, dove in silenzio si smuove tutto, dalla piccola politica italiana a equilibri geopolitici su scale molto più grandi. E’ una lotta medievale per il potere, è medievale per il mistero che la contraddistingue, per l’autoritarismo che ovunque regna sovrano.
Si parte dal 2010, ma potrebbe essere anche qualche anno prima, o uno dopo,  una calda sera di un’estate romana. A casa del servile e passivo Vespa ( sì, quello dei plastici)  cenano l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, l’ex ad delle Generali Cesare Geronzi e un quarto uomo. Non è un segreto chi fosse quest’ultimo, verso le 23 un berlina nera, targata Città del Vaticano, si allontana lungo Viale della Trinità dei Monti, a bordo siede il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. 



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E’ il Cardinal Bertone che tira le fila, è lui la iena, che molti vogliono cacciare, e ai cui piedi tanti si prostrano fedelmente. Benedetto XVI lo volle al suo fianco dopo l’elezione al Soglio Pontificio, il teologo tedesco ha da sempre l’abitudine a circondarsi di persone di cui si fida, infatti il rapporto tra i due nasce molti anni prima. Il Cardinale, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, è un uomo pieno di risorse, con conoscenze nei palazzi romani e fuori, lui guida la politica estera della Santa Sede, e lo fa con fermezza. In modo altrettanto inflessibile gestisce le questioni interne, l’ordine e l’equilibrio prima di tutto, fa bene i suoi compiti, da bravo salesiano quale è. Di De Gasperi si dice che si rivolgesse a Dio, mentre Andreotti parlava col prete. Il binomio è lo stesso, Ratzinger pensa a Dio e alla Sua Chiesa, Bertone invece è l’uomo terreno, è l’allievo mosso dall’ambizione, tormentato dalla brama di potere. Uno dei colpi da fuoriclasse, di questo porporato di serie A, è stato l’esilio di Carlo Maria Viganò. L’arcivescovo varesino, ricoprì dal 2009 al 2011 la carica di segretario del Governatorato della Città del Vaticano ( il Governo della Santa Sede). Svolse al meglio i suoi compiti, lo rivelano le cifre che riportano un avanzo consistente nel bilancio del Governatorato. I problemi arrivarono quando Viganò volle seguire il suo senso critico, la morale di un buon cristiano, lo fece scrivendo delle missive al Segretario di Stato Bertone, dove rivelava la mancanza di trasparenza all’interno dei vertici del Vaticano, denunciando con precisione molti aspetti. Fu come indicare al vampiro dove fosse il sangue: l’arcivescovo Viganò fu rimosso dal Governatorato e spedito a Washington come nunzio apostolico. Per essere maligni si può dire che ora conta in Vaticano come una suora. Chiedeva trasparenza Viganò, ma cancellare la segretezza è difficile nelle democrazie, figuriamoci in una monarchia elettiva. Il Camerlengo Bertone non si ferma, continua a tirare le fila della politica nei Palazzi Vaticani. Qualche giorno fa avviene la cacciata di Ettore Gotti Tedeschi dallo Ior.  Il banchiere, fedelissimo del Pontefice, viene chiamato da Ratzinger a ricoprire la presidenza della banca della Santa Sede nel 2009. Gli scandali del predecessore Caloia, il sentimento popolare che si intensifica contro la ricchezza tra i palazzi, spinge il Vescovo di Roma a far luce sull’Istituto per le Opere Religiose, che vale in Vaticano molto più della Cappella Sistina. Gotti Tedeschi agisce da subito, nomina un consiglio di sorveglianza, fa pulizia nella banca. E’ aiutato anche dalla legge antiriciclaggio introdotta da Papa Benedetto XVI nel dicembre 2010, tale norma porta lo il Vaticano nella white list delle nazioni trasparenti dal punto di vista finanziario. Insomma Gotti Tedeschi, al servizio di Ratzinger, fa un buon lavoro. Ma Bertone non può certo tollerare che qualcuno entri più di lui nelle grazie di Sua Santità, che qualcuno ricopra troppo potere nella gerarchia della Santa Sede. Fu così che il 24 maggio 2012, come per volere divino, Ettore Gotti Tedeschi viene sfiduciato ed estromesso dallo Ior.
Ci si potrebbe domandare perché mai Ratzinger, nel caso fosse contrario al modo di agire di Bertone, lo lasci fare. Benedetto XVI è un Papa vecchio, lucido ma anche stanco. Il teologo tedesco non ha intenzione di far iniziare un rovesciamento di poteri nella Santa Sede, screditando il Segretario di Stato. E’ un conservatore, preferisce mantenere gli equilibri presenti, vede il Conclave avvicinarsi. In Vaticano comandano da sempre i cardinali, l’eccezione Wojtyla è passata. Ratzinger ha fatto molto per certi aspetti, più del suo predecessore, ha aperto a Lutero, ha avuto una mano ferma nei confronti dello scandalo della pedofilia, mentre dobbiamo ricordare che Giovanni Paolo II tale vergogna la nascondeva. Le acque si stanno agitando per scegliere un altro successore di Pietro, le correnti dei porporati si ramificano, per poi infine addensarsi in poche fazioni. Intanto il corvo parla, sperando di sconvolgere i piani. Ma deve stare attento, prima o poi si stancherà di volare e scenderà a terra. La iena lo attende.

Luca Orfanò






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