Inserto economico di 
 

Quello che gli italiani non capiscono sulle liberalizzazioni

Come sempre succede in Italia, il popolo piange incessantemente lamentandosi di ciò che non va. La tendenza al vittimismo è ormai radicata nella cultura del Bel Paese, un po’ come la propensione all’evasione fiscale o la perversa e morbosa attenzione alle stragi o agli omicidi,  che assumono la caratura di colossal cinematografici. Tuttavia gli italiani, non solo non muovono un dito per tentare di migliorare le loro attuali condizioni, ma nel momento in cui (dopo 20 anni) arriva un governo con una parvenza di piano strategico da attuare per evitare all’Italia un fallimento equiparabile a quello ellenico, ecco che allora si scende in piazza a protestare, si bloccano le città, si sciopera a ruota libera. Liberalizzazione è diventato sinonimo di olio di ricino a quanto pare. Oggi tenterò di spiegare perché le liberalizzazioni sono essenziali per garantire lo sviluppo e la crescita, per evitare che l’enorme macigno fiscale che dobbiamo sorreggere sulle nostre spalle non ci abbatta a terra, ma anzi si riveli un po’ più leggero. Per spiegare l’effetto delle liberalizzazioni sulle tasche degli italiani, utilizzerò un esempio di una sconcertante banalità.

Prendiamo Mario come soggetto del nostro esempio. Mario è un notaio di Milano e nei prossimi mesi vedrà una diminuzione del suo fatturato dovuta all’abolizione del tariffario minimo per i professionisti (come anche avvocati e commercialisti) e all’aumento del numero di notai sul mercato, che inevitabilmente porterà a maggior concorrenza, quindi ad una diminuzione dei prezzi. Supponiamo che il fatturato di Mario diminuisca di 10 su base mensile. Mario avrebbe tutte le ragioni del mondo per essere furibondo e per annegare la sua rabbia nell’alcool. Tuttavia sulla strada per il bar, Mario decide di prendere un taxi perché sua moglie gli ha fregato la macchina a causa di un impellente bisogno di Manolo Blahnik con tacco verniciato. Alla fine della corsa Mario si accorge che i taxi sono diventati più economici, per lo stesso percorso avrebbe speso circa 5 in più fino ad un mese prima. Una volta sceso dal taxi, Mario assiste impotente al remake de “L’arca di Noè”: un diluvio di proporzioni bibliche si abbatte su Milano. Mario chiama sua moglie chiedendole gentilmente di raggiungerlo con la macchina. Una volta arrivata sua moglie, Mario nota senza alcuna sorpresa che la macchina è in riserva e si avvia al primo distributore per effettuare il rifornimento. Anche in questa occasione Mario rimane meravigliato dal fatto di aver speso 5 in meno rispetto ai precedenti rifornimenti. Le liberalizzazioni sul settore carburanti hanno obbligato i petrolieri a mettere sul mercato un terzo degli impianti presenti in Italia. Sul tragitto di casa Mario si trova a discutere animatamente con sua moglie che si è stufata di dover dividere la macchina con il marito. Ormai allo stremo delle forze (litigare con una donna prosciuga la stessa quantità di energie necessaria a spaccare la legna un giorno intero) Mario cede e si reca in un concessionario per acquistare un SUV per la adorata mogliettina (un’utilitaria per fare shopping? E lo spazio per le borse?). Al momento di stipulare la polizza di assicurazione, Mario nota con piacere che le tariffe si sono considerevolmente ridotte, di circa 5 su base mensile rispetto all’anno passato. E’ l’effetto delle norme contenute nel decreto liberalizzazioni, che riducono del 30% i risarcimenti in denaro per l’assicurato, rendendo quindi meno appetibile l’ipotesi “truffa”. Riducendosi il numero delle truffe le compagnie di assicurazione possono quindi abbassare il prezzo delle tariffe.

 Limitandosi a considerare le situazioni sopra elencate (le liberalizzazioni si estendono su molti altri settori che abbiamo ignorato) Mario su base mensile perde 10 in termini di fatturato e recupera 15 grazie alle minori spese che sostiene. Ecco a cosa servono le liberalizzazioni. Riducono i rallentamenti burocratici privilegiando la flessibilità e la competitività, creano posti di lavoro, migliorano la qualità dei servizi erogati e ne riducono i costi. Come è possibile essere contrari a tutto ciò? Le perplessità che possono sorgere in merito sono relative non alle liberalizzazioni in senso assoluto, ma all’applicazione delle suddette norme a TUTTI i settori indistintamente. Questo è un tasto dolente poiché sembra che il Governo sia titubante e impaurito dall’enorme influenza delle aziende energetiche, delle istituzioni finanziarie o dalle compagnie petrolifere. Se questi settori riceveranno delle agevolazioni di trattamento o, peggio ancora, non verranno proprio toccati dal decreto allora si, il meccanismo si inceppa e il peso della manovra graverà sui soliti noti. Il governo tecnico che, per definizione, non deve soddisfare le esigenze di un elettorato specifico, dovrebbe essere caratterizzato da polso fermo e volontà ferrea di mettere in atto ciò che serve a TUTTI, senza farsi intimidire dalla potenza delle lobby. Non sono stati riscontrati accenni di timidezza, per usare un eufemismo, se si considera l’aumento (e che aumento) della pressione fiscale. Quello era lo stadio “salva-italia”. Ciò che tutti si augurano è che lo stadio “cresci-italia” possa davvero salvare non solo l’Italia intesa come stato, ma soprattutto noi italiani. Altrimenti saremo noi a dover dichiarare “default”.


Cristiano Ventricelli



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